Nel 1798 Canova conobbe a Vienna il duca Alberto di Sassonia, vedovo di Maria Cristina d’Austria, che gli commissionò la realizzazione della tomba della moglie. Capolavoro di Antonio Canova, il Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria è custodito nell’AugustinerKirke, o chiesa degli Agostiniani perché dedicata a Sant’Agostino, un luogo molto importante per la famiglia imperiale.

Non si tratta di una semplice celebrazione di Maria Cristina, ma una meditata riflessione sul significato della vita in cui Canova accosta il motivo antico e pagano del corteo funebre ai temi cristiani della memoria consolatrice e della meditazione sul mistero della morte.

Una lenta processione verso la porta buia di una piramide, una piramide bianca che sembrerebbe il luogo di destinazione della processione a cui stanno partecipando diversi personaggi. La scelta di voler utilizzare la piramide è molto interessante: questa, infatti, rappresenta il mondo dei morti, in continuità e non in contrapposizione con i personaggi che partecipano, rappresentanti il mondo dei vivi.

fig. 1

Proprio sopra l’entrata della piramide mortuaria è presente un’architrave (fig. 1) con su inciso “Uxori optimae Albertus” che tradotto sarebbe “Alberto alla sua ottima moglie”, facendo risaltare il nome del committente. Ricordano la defunta solo un medaglione posto sopra l’ingresso della piramide con il ritratto di profilo di Maria Cristina e i simboli araldici delle case di Asburgo e di Sassonia, seminascosti tra il genio alato e il leone. Sopra l’architrave c’è un medaglione con all’interno un ritratto della principessa incorniciato da un serpente che si morde la coda (simbolo di eternità) e sorretto da un putto e una figura alata, una specie di angelo personificazione della Felicità.

fig. 2

Tra i personaggi sulla sinistra (fig. 2) che partecipano alla marcia funebre troviamo una fanciulla raffigurante la virtù che, con il capo chino sull’urna contenente le ceneri, si avvia verso la piramide accompagnata da due bambine che portano in dono ghirlande di fiori.

fig. 3

Dietro le fanciulle è presente una donna (fig.3) personificazione della Pietà, che sorregge un vecchio cieco, mentre segue la Virtù. Sotto i piedi dei personaggi che si trovano a sinistra è molto interessante notare che è presente un drappo, altro elemento inserito non casualmente: questo infatti rappresenta il forte legame tra la vita e la morte. Gli strascichi degli abiti che ricadono sui gradini suggeriscono il lento e faticoso incedere delle donne, che a capo chino, volgendo le spalle a chi guarda, vanno incontro all’oscurità.

fig. 4

Sulla destra (fig. 4) c’è un leone, rappresentante la Fortezza, e proprio sopra al leone è presente invece un genio con le ali, che rappresenta il sonno rendendo immediata la metafora che indica la morte come un sonno eterno.


Il marmo scolpito da Canova evoca il silenzioso e ineluttabile fluire, esprime la sensazione di profondo dolore con il quale l’umanità accetta impotente il proprio destino. Tutto allude allo scorrere inesorabile del tempo, il tappeto che scivola dalla porta della piramide e scende sulle scale, collegando la vita (l’esterno) al mistero della morte (l’interno della piramide), il genio alato e il leone le cui energie vitali sembrano affievolirsi lentamente, i panneggi degli abiti che risalgono con fatica i gradini.